Diretta FB con il dott. Maurizio Pincherle, neuropsichiatra infantile e docente presso l’Università di Macerata, che leggerà e commenterà per noi una lettera di suo padre Mario,partigiano, scritta subito dopo essere scampato ad un’imboscata nazifascista in cui vide morire la maggior parte dei suoi compagni di brigata.
Mario Pincherle nasce a Bologna il 9 luglio 1919 da una famiglia di origini ebree. Il padre, Maurizio, ordinario di clinica pediatrica all’Università di Bologna, subisce i contraccolpi dell’introduzione in Italia delle leggi razziali antisemite e nel 1939 viene costretto a lasciare l’insegnamento. Dovrà poi aspettare fino al 1945 per riottenere la sua cattedra.
Mario si laurea in ingegneria nel 1942 e, dopo solo un anno, diventa partigiano tra le montagne delle Marche. Tutta la famiglia è in realtà costretta alla fuga. Il fratello Leo, rinomato fisico e collega di Enrico Fermi, non solo perde il suo posto di docente universitario all’Università di Padova, ma subisce anche la perdita di un figlio di pochi mesi durante la fuga verso l’Inghilterra.
Questi anni di terribili sofferenze rimangono fortemente impressi nell’animo e nella mente di Mario, che persino quando nel romanzo autobiografico “I Segni” racconta della sua infanzia e poi della sua vita da adulto omette il racconto di questo doloroso momento dalle forti implicazioni, anche a livello di riconoscimento della sua identità ebraica.
Alla fine della guerra ritorna a Bologna e la sua vita prende una direzione più tranquilla. Sposa nel 1954 Francesca Leo dalla quale avrà quattro figli: Maurizio, Roberto, Marina ed Ada. Vive quasi sempre a Bologna e per un breve periodo a Vignola (Modena). Si trasferisce poi nelle Marche e, precisamente, ad Ancona dove rimane fino al 1992 per poi spostarsi definitivamente in Toscana.
Mario Pincherle è morto a Bientina (Pisa) il giorno 23 settembre 2012 all’età di 93 anni.
(http://www.mariopincherle.it/index.html)